ETÀ NORMANNO-SVEVA

(XI SEC. – XIII SEC.) ETÀ NORMANNO-SVEVA

La conquista normanna dell’XI secolo offre a Canosa la possibilità di recuperare, sia pure parzialmente, l’importanza avuta sotto i Longobardi, anche se il dominio normanno ha per la città un carattere ambivalente. Dopo l’arrivo in Puglia nel 1015-1016 ed il conferimento, nel 1059, del Ducato di Puglia e Calabria a Roberto il Guiscardo, esponente della casata degli Altavilla, i nuovi padroni privilegiano i centri costieri a scapito di quelli più interni come Canosa, favorendo ulteriormente l’egemonia di Bari e l’ascesa di Canne, già vicus del territorio canosino. D’altro canto, dalla nuova sistemazione del territorio appulo-calabro, esce esaltato il ruolo strategico di Canosa, diventata imprescindibile centro di collegamento fra Melfi, capitale del ducato, Venosa, sede del sepolcro celebrativo degli Altavilla, e la costa adriatica. A questa ragione si possono attribuire i restauri al fortilizio sulla collina detta dei SS. Quaranta Martiri ed un presumibile ripristino – sia pure in dimensioni ridotte – delle mura della città. Forse a questo stesso ruolo strategico potrebbe essere attribuito l’interesse per Canosa da parte di Boemondo d’Altavilla, figlio di primo letto del Guiscardo, che contende lungamente la città al fratellastro Ruggero Borsa, al quale era stata formalmente assegnata dal padre. I suoi frequenti soggiorni a Canosa lo portano a promuovere un radicale restauro della cattedrale, che forse per suo stesso interessamento viene solennemente consacrata a San Sabino nel 1101 dal papa Pasquale II, convenutovi per un Sinodo con altri vescovi meridionali. Perciò alla sua morte, nel 1111, il principe non può che esservi sepolto, nel mausoleo che porta il suo nome.

Con la morte di Boemondo termina per Canosa, la breve ma florida stagione inaugurata dal principe normanno, anche se la città non rimarrà esclusa dalla considerazione dei successori del Guiscardo; questi infatti doneranno alla Chiesa canosina numerosi possedimenti e alla cattedrale il titolo onorifico di Cappella Palatina. La politica di assetto del territorio non muta molto, con l’avvento al potere della dinastia sveva, dopo complicate vicende dinastiche. Continua infatti per Canosa il declino sia commerciale che come centro politico e amministrativo della regione, anche a causa dalla rifondazione sveva della vicina Andria. Tuttavia, la sua posizione geografica, al centro dei possedimenti svevi, impone all’imperatore Federico II di intervenire sulla cattedrale e sulla fortezza, quest’ultima amministrata, per la sua importanza determinante, direttamente dalla corona. La morte di Federico II e i contrasti tra Manfredi e il Papa circa il dominio sul regno meridionale, videro coinvolta Canosa e il suo castello, nel quale Manfredi risiede spesso durante le continue lotte contro i baroni del Regno. Adibito a prigione, insieme a Castel del Monte, dal re Roberto d’Angiò, il castello canosino è testimone anche di una delle ultime fasi della dinastia sveva; qui infatti furono rinchiusi alcuni congiunti di Manfredi, i cui figli, successivamente, sarebbero stati addirittura sepolti nella cattedrale dedicata a San Sabino.